Una riunione che si ha permesso di conoscere Daniele Rossini, il direttore dell'unico mensile di lingua italiana pubblicato in Belgio: " Qui Italia ". Non senza humour e in modo aneddotico ci ha presentato il suo contributo per la nascita e poi la crescita di questa rivista. Accennando alle sue attività di assistenza sociale e giuridica ha ammesso, sorridendo, che non viene sempre " apprezzato" in certi ambienti ufficiali sia belgi che italiani per motivo delle numerose cause fatte per difendere il diritto della gente...
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"Il PSC ha dato indirettamente, attraverso la mia persona, un riconoscimento politico forte alla comunità italiana di questo Paese"
(GRTV) Daniele Rossini, direttore di Qui Italia, coordinatore del Patronato ACLI per il Belgio e il Lussemburgo, persona schiva, riservata, che non ha mai voluto candidarsi per le elezioni dei Comites e del CGIE, fedele solo al suo impegno quotidiano nel sociale, ha accettato inaspettatamente di essere candidato alle prossime elezioni europee su una lista belga. Questa decisione ha sorpreso un po’ tutti, in particolare le persone che gli sono vicine e che non avrebbero scommesso un solo centesimo sulla sua disponibilità ad impegnarsi in politica.
In questa intervista, Rossini spiega le ragioni che lo hanno convinto a raccogliere la sfida della sua candidatura.
Signor Rossini, perché ha deciso di presentarsi candidato al Parlamento europeo nelle liste belghe?
Premetto subito che la mia è una candidatura voluta, caldeggiata e presentata da altri. Io non avevo infatti mai pensato di chiudere la mia carriera professionale con un eventuale mandato al Parlamento europeo, ritenendo questo traguardo irraggiungibile e comunque lontano dalle mie ambizioni. Sono stati alcuni amici delle ACLI a fare il mio nome perché si cercava una persona che fosse abbastanza conosciuta tra la comunità italiana e soprattutto che avesse esperienza e conoscenza dei problemi per farsene portavoce, in caso di elezione, all’assemblea di Strasburgo. Io ho una lunga militanza nelle ACLI, una lunga esperienza come operatore sociale del Patronato ACLI, di cui sono un dirigente dal lontano 1964. Il contatto permanente con la gente e le battaglie condotte in seno alle ACLI per il rispetto dei diritti sociali mi hanno arricchito professionalmente, hanno ampliato la mia conoscenza dei problemi reali del mondo dell’emigrazione, hanno fatto sì che acquistassi un bagaglio di esperienze che adesso, superati i 60 anni e avvicinandomi all’età della pensione, potrei utilmente mettere a profitto in una dimensione anche politica e non più solamente tecnica. Molti sanno che io ho contribuito a risolvere diverse questioni di diritto europeo con procedimenti portati davanti alla Corte di Giustizia europea. Mi sono detto che poter continuare sulla strada della difesa dei diritti della gente non più come esperto o consulente giuridico ma come europarlamentare, darebbe un valore aggiunto al mio lavoro e all’azione delle ACLI. Questa è stata la molla che in definitiva mi ha fatto dire sì.
Quali sono i problemi di cui vorrebbe occuparsi prioritariamente?
Sicuramente metto al primo posto i problemi del lavoro e della previdenza sociale. In questo settore sono stati compiuti molti progressi dal 1959, da quando cioè entrarono in vigore i primi regolamenti europei di sicurezza sociale. Ma ci sono ancora tante cose che non vanno: il calcolo delle pensioni italiane che da anni io giudico non conforme ai regolamenti europei, l’incertezza del diritto con le continue revisioni e gli addebiti a carico dei pensionati, l’assenza di armonizzazione per l’indennizzo delle malattie professionali, la non esportabilità delle prepensioni, la non applicazione della normativa europea di sicurezza sociale ai lavoratori extracomunitari occupati nei Paesi dell’Unione Europea, le delocalizzazioni delle imprese con il triste corteo di disoccupati che ne segue...
Ci sono poi i residui persistenti ostacoli alla piena libera circolazione delle persone. A me non va proprio giù la faccenda che la carta di soggiorno belga non valga anche come documento di libera circolazione e che sia tuttora necessario esibire il passaporto come documento di riconoscimento. Le reazioni alla nostra campagna sulla istituzione della carta di identità europea, le petizioni giunte a Qui Italia, mi hanno fatto capire l’importanza di questo problema che potrebbe e dovrebbe trovare soluzione con l’intervento del Parlamento europeo.
Perché ha scelto il PSC?
Perché l’offerta di candidatura è venuta da questo partito, il quale ha capito, anche al profilarsi delle elezioni comunali del 2000, l’importanza della comunità italiana in Belgio. Mettendo un italiano al primo posto dei supplenti, cioè in una posizione di elezione sicura in caso di rinuncia del primo titolare, il nuovo PSC di Philippe Maystadt ha dato indirettamente, attraverso la mia persona, un riconoscimento politico forte alla comunità italiana di questo Paese. Il capolista è Michel Hansenne, un grosso personaggio che è stato per dieci anni direttore del BIT, Bureau International du Travail. Quale migliore garanzia, il mio tandem con lui, di una effettiva attenzione ai problemi reali della gente?
Ma vorrei anche dire che, indipendentemente dalle poche o molte chances della mia elezione, è importante che alle elezioni del 13 giugno ci sia una forte affluenza alle urne. E’ certo, infatti, che se gli italiani andranno a votare numerosi e qualora la mia candidatura dovesse raccogliere significativi consensi, questo sarebbe un segnale politico anche per i belgi, i quali, di fronte a una forte partecipazione di noi italiani, sicuramente ci guarderebbero con altri occhi.
Molti connazionali temono di perdere ogni diritto nei confronti dell’Italia se si iscrivono nelle liste belghe e votano per candidati belgi. E’ esatto questo?
Assolutamente no! Non c’è da avere nessun timore perché l’iscrizione nelle liste elettorali belghe per le elezioni europee vale solo per le elezioni europee. Non si perde nessun diritto in Italia, né per le elezioni comunali o regionali né per altro. C’è solo l’obbligo di andare a votare una volta che si è iscritti.
Che ne sarà di "Qui Italia" nell’ipotesi del suo approdo al Parlamento europeo?
Comunque vadano le cose, non abbandonerò "Qui Italia". Il mio eventuale approdo al Parlamento europeo non potrebbe che giovare al nostro giornale perché avrei più mezzi per migliorarlo e svilupparlo.
Elena Murru
Qui Italia
Fonte : http://www.grtv.it/www/1999/aprile99/9aprile99/belgio9.htm