CLUB DI CONVERSAZIONE
ITALIANA DI TOURNAI
L'ocarina
" L'ocarina di Budrio (detta ora anche semplicemente ocarina)
è uno strumento musicale popolare a fiato,
appartenente alla famiglia dei flauti, a forma ovoidale allungata,
proprio come una piccola oca senza testa,
con un'imboccatura a lato, e vari fori sul corpo.
La storia dell'invenzione di questo strumento risale
alla seconda metà dell' Ottocento."
Dicembre 2004 - N° 112
INTERVISTA ALL'INVENTORE DELL'OCARINA
Donati, di nome Giuseppe, nato a Budrio il 2 dicembre 1836, aveva già percorso le scuole elementari, di latino; aveva imparato la teoria musicale e il
pianoforte; suonava il clarino nella banda di Budrio - sua città nativa - e l'organo nelle chiese; quando gli venne in mente di fare uno scherzo. Immaginò, cioè, uno
strumento musicale simile alle ocarine di terra cotta che si vendono ancora nelle fiere, col becco, colla coda e panciute. La differenza tra queste e quella era di genere
musicale. Poichè l'ocarina, vuota internamente, col becco aperto e con quattro fori ai fianchi, suonava. Con essa si poteva eseguire qualche facile melodia, contenuta però
nell'estensione di un'ottava.
Giuseppe Donati
Lo scherzo piacque ai musicisti di Budrio e il Donati ne concepì un altro, stavolta, però non sonoro. Eseguì con della creta un oggetto somigliante a una cornetta.
Ma continuando a maneggiarlo, l'oggetto si spezzò: caddero l'imboccatura e la canna conduttrice del fiato. La parte superstite mantenne una forma tale che rivelò al
Donati l'ocarina definitiva, quella destinata alla popolarità. Egli si diede a fabbricarne altre forando buchi per tutte le dieci dita in posizioni comode.
Trascorsero giorni febbrili pel giovane inventore, allora diciassettenne. Tutta Budrio lo seguiva e sperava in lui. L'odierna città delle ocarine, nonchè delle
tagliatelle, tanto cara ai Bolognesi che la scelgono a mèta di loro passeggiate festive, presentiva il suo destino. L'ocarina del Donati, infatti, la circonfuse di
gloria... Il primo sprazzo di luce l'avvolse quando il Donati ebbe compiute cinque ocarine, di grandezze diverse, le quali comprendevano insieme, tra bassi e acuti,
un'estensione di note pari a quella del pianoforte. I cinque istrumenti passarono ad altrettanti suonatori scelti fra i più appassionati musicanti di Budrio, tra i quali
il Donati. Essi formarono il "Concerto delle ocarine" e crearono felicità del paese per qualche settimana, andarono intorno, tutte le sere, a suonare in osterie e in case
private.
Il loro repertorio dapprima non comprendeva che musica da ballo, poi assurse anche alla musica da opera. Il concerto eseguiva nientemeno che il Miserere del Trovatore e
il Preludio della Traviata. La sua fama oltrepassò ben presto le mura cittadine, giungendo a molti chilometri di distanza: per esempio a Molinella. Nel teatro di
Molinella agiva, allora, una compagnia di comici, ma gli affari andavano male: il pubblico disertava e i comici digiunavano. Occorreva qualche spettacolo che richiamasse
gente: ecco trovato: le ocarine di Budrio. L'impresario del teatro disgraziato si recò a parlamentare coi concertisti di ocarine, offrendo loro viaggio e cena gratuiti.
Non c'erano che otto chilometri da fare tra Budrio e Molinella e la proposta attrasse i suonatori. - Serata indimenticabile fu per i suonatori e per Molinella quella del
concerto. Il teatro: "un pienone". Si raccolsero innumerevoli applausi per i concertisti e tanti quattrini per i comici da offrire il modo a costoro di non farsi mai più
vedere. L'aver cominciato con un atto di carità, portò fortuna ai concertisti.
Il loro successo venne segnalato subito da un gionale di Bologna. Da questa città partì immediatamente alla volta di Budrio il proprietario del teatro Brunetti.
Il sagace proprietario scritturò il quintetto per due concerti a duecento lire a testa. Fu un trionfo. Il pubblico volle la replica di tutto il programma. La fortuna del
quintetto era fatta. Da Bologna questo passò a Ferrara, poi a Padova e a Trieste. Qui incominciarono le prime contrarietà: l'impresario teneva per sè gl'incassi.
I suonatori pensarono che suonare per niente era troppo poco. Trovarono allora un impresario meno egoista che li scritturò per Roma. La scrittura era originale: si trattava
di eseguire dei pezzi tra un intermezzo e l'altro dell'opera Rigoletto, all'Argentina, e tutto ciò a settanta lire per ogni suonatore.

Dopo il soggiorno a Roma ecco i suonatori sulla via del ritorno. Passando per Fano un loro concittadino li invita a dare un concerto in quel teatro. Ma il compenso - duecento
lire in tutto: più di così non è possibile - non soddisfa il basso, il quale pronuncia per la prima volta il suo motto: "Me per poc an sòn brìsa!". Il concerto non si dà e il
quintetto continua la propria strada, ormai agitato da malumori. A Rimini un altro concittadino rinnova ai concertisti la proposta rivolta loro a Fano, nelle identiche
condi-zioni. Ma il basso interviene e ripete: "Me per poc an sòn brisa!". Le cose prendono una brutta piega. Il basso ha un carattere difficile. Il quintetto ormai non è
più in accordo come prima, stuona, è diviso in due tendenze, una delle quali è rappresentata dal fiero basso. Per fortuna la comitiva s'incontra in una compagnia di
cinesi - giuocatori di prestigio - colla quale si reca a Trieste a dar spettacoli. A Trieste altra scissura tra suonatori e cinesi. Questi non rispettano i patti
contrattuali e gli altri tornano a Budrio. Il quintetto muore dov'era nato.
L'inventore dell'ocarina tornò alla fabbrica dello strumento di creta. Si recava ogni domenica a vendere alle fiere dei dintorni, con ottimo successo. Riesce anche a
combinare degli splendidi affari con commercianti di Germania e Austria. Trasportò poi la fabbrica da Budrio a Bologna, e - dopo molti anni - da Bologna a Milano.
Migliaia di ocarine sono uscite dalle sue mani, migliaia di lire egli ha incassato. Donati ora dice: "Fui ricco ma a-i-ho ciapé dal gran batoust!". Con ciò egli vuol dire
che molte sventure di famiglia hanno aperto dei gran buchi nelle finanze. Fino a poco tempo fa il vecchio viveva in una stanza delle case, ora in demolizione, di via
Palestrina. Gli facemmo visita. L'inventore era uno degli sfrattati, si angustiava per non poter trovar casa, temeva di diventare un "senza tetto". Per lui cambiar casa
era un gran problema: dove trovare un altro forno per cuocervi le ocarine. Egli in via Palestrina sembrava uno dei vecchi misteriosi, leggendari, che cercano l'elisir per
vivere in eterno: con una grand veste da camera avvolta intorno al corpo ossuto e lungo, con una oscura berretta da notte in capo. La veste era antica come lui, tinta di
colori oscuri, vari, indeterminati; sdrucita e unta. E il suo volto settantenne era avvivato dagli occhi lustri, mobili, acuti; dal candore e dalle fluidità della barba;
dalla sua espressione arguta, petroniana... Invece di filtri aveva intorno ocarine, pinzette, stampi, blocchi di creta. Lavorava come avesse avuto diciotto anni: finiva come
aveva cominciato.
Intervista all'inventore nel 1909 di Otello Cavara
L'ocarina di terracotta fu inventata nella seconda metà dell'Ottocento probabilmente da Giuseppe Donati di Budrio che in pratica ripropose uno strumento molto più antico: il
flauto globulare. Il flauto globulare è uno strumento la cui camera di risonanza non ha la forma di un tubo (più o meno conico) come nella maggior parte degli strumenti a
fiato, ma ha forma panciuta, tendente alla sfera. E' naturalmente questa caratteristica a dare a questi strumenti il loro inconfondibile suono. Benchè esistano in varie
parti del mondo fischietti o flautini costruiti in tale forma, essi sono in genere poco più che giocattoli, e pare infatti che anche nelle fiere di paese dell'epoca già si
vendessero come giocattoli dei rudimentali fischietti di terracotta a forma di oca.
Fabio Menaglio
Al Donati va quindi il merito di aver costruito un flauto globulare dalla caratteristica forma a oca (da cui il nome ocarina) con l'intento di farne un vero e proprio
strumento musicale, dotato di un'adeguata estensione e di una certa maneggevolezza.
Fonti :
Il sito ufficiale dell'Ocarina di Budrio del costruttore Fabio Menaglio:
http://www.ocarina.it/
http://www.ocarina.it/storia.htm
e inoltre:
http://www.emiliaromagnaturismo.it/paesaggidautore/percorsi_musica_verde.htm
http://www.teleagenda.it/index.php?cod=144601831&idprov=98&pro=VERBANO_CUSIO&est=
La nostra cena " fai da te " è diventata ormai per tutti una consuetudine. Anche questa volta per chiudere
l'anno civile il club organizza una festa durante la quale si potrà mangiare, bere, parlare e cantare... tra amici (vecchi e nuovi).
La cena si svolgerà il mercoledì 1° dicembre 2004.
Il coro "Un café et deux-trois chants" verrà ad esibirsi e ci sorprenderà con canzoni del repertorio classico della "chanson française" con adattamenti originali
(e particolarmente sincopati) del maestro Patrick Joniaux.
Ricordiamo che la regola di questa tipo di serata è che ogni persona porti del cibo a piacimento per almeno due-tre persone in modo da poter presentare un buffet vario e
abbondante. Il comitato si occupa delle bevande.
Tenuto conto del fatto che il gruppo invitato si compone di una trentina di persone si chiede a tutti i partecipanti di essere generosi nelle preparazioni...
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La volta scorsa
"C'è un inizio a tutto" era il tema proposto per l'incontro. Diversi aneddoti curiosi, divertenti, "autentitici", sono stati così riportati all'attenzione di tutti.
Ma ad iniziare la serata è stato il nostro amico Vincent Devos il quale è venuto ad informarci della sua interessante e pluriannuale esperienza di scambio tra il "Collège de Kain"
(presso cui insegna lingue germaniche) e il Liceo Paleocapa di Rovigo.
Con passione ed entusiasmo Vincent ci ha precisato il contesto, i tempi, le azioni, i contenuti e le incoraggianti conclusioni di questa lodevole operazione di reciproca conoscenza culturale
(e cioè umana).
Da segnalare inoltre la presenza durante la serata di Sophie Lorthioir a cui diamo il bentornato al club.
Attività e appuntamenti già previsti
2 febbraio 2005
-Intervento di Mario Barbieri (in relazione con il suo campo professionale : il marmo).
-Presentazione e votazione per designare il logo del club.
Febbraio 2005 (di domenica)
La visita della Galleria d'Arte Etnareff a Saint-Amand-les-Eaux (Francia) programmata per il 7 novembre è stata rimandata a febbraio 2005.
Ne riparleremo più avanti.
Primavera 2005
Visita del birrificio Dupont a Tourpes (su proposta di Gérard Dedeycker).
Maggio 2005
Visita della "Cantine des Italiens" e degli ascensori idraulici del Canale del Centro nonché del nuovo ascensore di Strépy-Thieu (a cura di Dominique e Daniela).
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