CLUB DI CONVERSAZIONE
ITALIANA DI TOURNAI
La bandiera dell' Argentina fu adottata nel 1812.
I colori blu e bianco furono inseriti da Manuel Belgrano,
il leader della rivoluzione che portò all'indipendenza dalla Spagna.
Marzo 2006 - N° 124
MANUEL BELGRANO
E LA BANDIERA BIANCO CELESTE ARGENTINA
La città da cui partì il padre, nella metà del Settecento, oggi porta il nome di Imperia. Allora però Capo d'Oneglia era una ridente cittadina sulla costa ligure nella quale però Domenico Belgrano-Peri,
membro di una nobile famiglie, non si sentiva più a proprio agio. Attraversò l'Atlantico, dopo essersi fermato a Cadige per ottemperare agli affari di famiglia, spinto dalla sete di conoscenza e forse
dall'amore per Maria Josefa Gonzàles Casero e in terra d'Argentina si fermò a Buenos Aires. E' qui che nacque suo figlio, Manuel Belgrano, il 3 giugno 1770, battezzato
con i nomi di José, Joaquin del Corazon de Jesùs. Il ragazzino crebbe coscienzioso, con ottime capacità scolastiche, e seguì corsi di latino, filosofia e teologia presso il Real Collegio di San Carlos,
unendovi anche la logica, la fisica, la metafisica e l'etica. Entrò nell'esclusiva università di Salamanca in Spagna per laurearsi giovanissimi, ad appena 19 anni, dottore in legge presso
la Cancelleria Reale di Valladolid. Avvicinatosi alla corrente di pensiero dei fisiocratici e affascinato dalle idee della Rivoluzione francese, una volta tornato in Patria, Belgrano si fece promotore
dell'indipendenza argentina dal monarca Re Ferdinando VII.
Nei suoi primi anni dal rientro, si applicò con grande devozione al lavoro per il Consolato per il Commercio, dedicandovi tanta energia.
Questo ente avrebbe avuto un importantissimo peso nella gestione politica economica argentina proprio grazie a Belgrano e varò ottimi programmi di sviluppo agricolo.
Manuel Belgrano, mantenendo fede alle proprie idee, auspicò sempre l'emancipazione dei popoli latino-americani attraverso la diffusione della cultura, da lui definita
"la condizione essenziale di tutta l'organizzazione politica". Ma i suoi progetti furono spesso interrotti da una lunga scia di sangue. Nel 1806 gli inglesi invasero Buenos Aires per procurarsi
nuovi sbocchi dopo la perdita delle colonie nordamericane e occuparono la colonia olandese di Cabo de Buena Esperanza. L'offensiva inglese fu inizialmente baciata dalla fortuna ma
argentini e uomini di Montevideo passarono presto al contrattacco e tra le fila della Milizia urbana (primo nucleo dell'esercito argentino) combattò con coraggio anche Manuel Belgrano,
al comando di un reparto di cavalleria. Dopo aver rintuzzato altri due attacchi inglesi nel 1807, gli argentini contrattaccarono con la famosa Legione dei Patricios nella quale Belgrano
ebbe il grado di sergente maggiore. Divenuto aiutante del viceré de Liniers, l'italoargentino imparò con successo la tattica militare e l'uso delle varie armi per prepararsi a una carriera militare
che lo avrebbe tenuto spesso occupato.
|

|
|
Gli anni a cavallo tra il 1808 e 1809 videro degenerare la situazione politica in Argentina che nel 1810 sfociarono nella "Junta Gubernativa"
(provvisoria) delle Provincie Unite del Rio della Plata.
L'Argentina nasceva così e nel triumvirato spiccava il nome di Belgrano che annunciò l'indipendenza il 26 maggio dello stesso anno.
Tornato in guerra, Belgrano si vide affidare i gradi di generale e l'incarico di conquistare il Paraguay alla terra argentina.
Con una piccola forza l'italiano di Oneglia partì per mettere a tacere l'ex colonia che rifiutava di aderire al potere centrale di Buenos Aires. Seppur in minoranza numerica,
Belgrano combatté valorosamente nella battaglia di Corrientes ma alla fine dovette ritirarsi dopo aver firmato un armistizio che sottrasse per sempre il Paraguay all'Argentina.
Di fronte a lui, un suo allievo, José Gaspar Francia aveva fatte proprie le sue idee regalando al popolo paraguaiano l'indipendenza. Processato al rientro in patria per la sconfitta,
Belgrano ne uscì da trionfatore.
|
Diventato colonnello comandante del Reggimento dei Patricios, il ligure si rese protagonista di un altro fatto storico per l'Argentina; il 27 febbraio, sul
fiume Paranà innalzo per la prima volta la bandiera bianco celeste (derivante dai colori della coccarda), destinata a diventare il vessillo dell'Argentina.
Impegnato in una dura battaglia a Tucuman, Belgrano sconfisse i realisti guidati da Tristan e li inseguì nella città di Salta, non prima di aver fatto giurare per la prima volta i suoi soldati sulla
bandiera biancoceleste da lui ideata. Il 13 febbraio 1813, nei pressi del fiume Pasaje, le truppe giurarono fedeltà e cantarono per la prima volta l'inno nazionale composto dall'italico
Esteban De Luca. La campagna militare, dopo gli inizialisuccessi, vide le truppe argentine in difficoltà nel Perù e dopo vari insuccessi Belgrano cedette il comando al colonnello José de San Martin,
destinato a diventare un eroe della Nazione. Trasferito dal governo a Cordoba, il ligure iniziò a soffrire per le proprie condizioni di salute (idropisia) e iniziò a scrivere le proprie memorie
ma rientro nella vita attiva della politica con una missione diplomatica in Europa. Belgrano toccò Londra e Madrid, in compagnia di Bernardino Rivadavia, per difendere l'indipendenza argentina
dalle rivendicazioni spagnole e inglesi. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati dal progressivo peggioramento della salute. Nominato comandante dell'esercito dell'Alto Perù,
egli dovette contrastare ribellioni e ammutinamenti che lo costrinsero a ricorrere alla forza. La repressione fu durissima e la successiva campagna militare contro il corpo di spedizione spagnolo
obbligò il generale al ritiro dalla vita militare per l'aggravamento della propria malattia. Manuel Belgrano si congedò dall'esercito nel 1819 e raggiunse non senza difficoltà (fu perfino arrestato
dai rivoltosi) la città di Buenos Aires, per fermarsi nella casa paterna. Fu il suo ultimo alloggio in vita. Morì dopo una lunga agonia il 20 giugno del 1820 a soli 50 anni e consegnando alla storia
le sue ultime parole: "Oh Patria mia!"
|

|
In suo onore, nella basilica del Rosario fu eretto un mausoleo per mano dello scultore italiano Ettore Ximenes.
Ancora oggi il suo nome è un punto di riferimento per l'Argentina, che ne ricorda l'esempio ed il valore perpetuandone la memoria. Alla vita ed alle gesta di questo grande uomo è legata,
non a caso, l'istituzione de "La giornata dell'emigrante italiano", nel corso della quale il popolo e la Nazione Argentina rendono omaggio: "a tutti gli italiani che con dedizione al lavoro,
speranza nell'avvenire, sono arrivati e si sono stabiliti, per fare di questa terra generosa un Paese materialmente e spiritualmente grande".
La giornata viene celebrata il 3 giugno di ogni anno, data di nascita del generale Belgrano, riconosciuto come uno dei più grandi eroi della storia nazionale, fautore dell'emancipazione del Paese.
Generoso d'Agnese
Fonte:
http://www.oggi7.info/archivio/dettaglio.asp?Art_Id=2211&data=12/04/2005
|
I grandi giacimenti d'argento (plata in spagnolo) di cui favoleggiavano i marinai reduci dalle prime esplorazioni
spinsero Sebastiano Caboto (Venezia 1476 ca. - Londra 1557) a risalire nel 1526 il grande fiume, da lui stesso battezzato Rio de la Plata, sul quale sarebbe sorto il nucleo
della futura Argentina. Poco dopo, nonostante la strenua resistenza degli indios, gli spagnoli occuparono la regione e sulla foce del fiume fondarono Buenos Aires (1536).
Dopo decenni di stasi, quando nel 1777 Buenos Aires diventò capitale del nuovo vicereame del Rio de la Plata, ebbe inizio un periodo di tumultuoso sviluppo. Nel 1810, mentre
sul trono di Madrid sedeva il fratello di Napoleone, cominciò la lotta per l'indipendenza di cui i generali Belgrano e San Martín furono i campioni. L'indipendenza fu dichiarata a
Tucumán nel 1816 e il nuovo stato si chiamò Province Unite del Rio della Plata. Gli eventi avevano causato la frammentazione dell'ex vicereame - Paraguay, Uruguay e Bolivia
(Alto Perù) avevano già o avrebbero presto seguito la loro via verso l'indipendenza - e non avevano risolto la grave crisi causata dai contrasti tra i federalisti delle province sul fiume
Paraná (Entre Rios, Corrientes e Santa Fe, oltre che Misiones) e i sostenitori del centralismo che governavano a Buenos Aires. Il bastione centralista cominciò a cedere con il governo
di Juan Manuel de Rosas (1833-1852) e l'assetto federale del paese fu confermato de jure dalla nuova costituzione del 1853, che cambiò in via definitiva il nome da
Rio della Plata in Argentina.
Fonte:
http://www.rbvex.it/ameripag/argentina.html
|
La bandiera argentina consiste di tre bande orizzontali di uguali dimensioni le due bande esterne sono azzurre e quella centrale è bianca.
Al centro della banda bianca è posto un emblema del Sole (Sol de Mayo) che, secondo la tradizione, venne creato nel 1812 dall'intellettuale, diventato in seguito generale,
Manuel Belgrano (figlio di un ligure nato a Oneglia, il cognome completo è Belgrano-Peri) ispirato da uno sguardo verso il cielo mentre si trovava sulle rive del fiume Paraná
nella località dove sorge l'attuale città di Rosario. L'emblema del sole è un importante icona per gli argentini, ed è apparso anche sulle versioni precedenti della bandiera.
Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_argentina
Il contributo della Liguria alla storia dell'emigrazione italiana è importante, non solo perché, tra il 1700 e il 1800, gli Italiani che si imbarcavano per raggiungere le Americhe
passavano dal porto di Genova, ma anche perché tra questi c'erano molti Liguri che crearono grandi comunità soprattutto in quei territori che oggi costituiscono l'Argentina e l'Uruguay.
Da Montevideo a Buenos Aires, i primi europei che andarono a popolare le città della Cuenca del Plata erano proprio di nacionalidad genovesa e in queste città
non era strano sentir parlare la lengua genovesa.
Fonte:
http://www.regione.liguria.it/MenuSezione.asp?Parametri=6_22_54_94_$6_22_54_94_103_$Documentazione$6_22_54_94_-1$confer.htm$
L'Argentina riceve, nell'arco di un secolo, circa tre milioni d'italiani (venti per cento in più del flusso emigratorio spagnolo): circa due terzi dei quali arrivano
prima della prima guerra mondiale, 670.000 nel periodo fra le due guerre, e 500.000 nel primo decennio dopo il secondo conflitto mondiale.
Riccardo Campa
Fonte:
http://culturitalia.uibk.ac.at/siena/96_2/CAMPA.HTM
Un paese dal cuore italiano
Bianco e celeste. Anche i colori della bandiera argentina furono scelti dal figlio di un italiano, per rimarcare "la nuova divisa con cui marciarono
al combattimento i difensori della patria". Parole del generale Manuel Belgrano, come ricorda, a Rosario, una scritta celebrativa del 1813. Tace l'Argentina in ginocchio,
ma parla italiano da almeno due secoli. Italiano è il suo vocabolario, che fa dire "nona", con una sola "n", invece dello spagnolo "abuelo", a generazioni di argentini cresciuti nel culto,
italianissimo, della famiglia.
Federico Guiglia
Fonte:
http://magazine.enel.it/emporion/arretrati/04-2002/guiglia.htm
|

|
" Io non mi sento argentino, perché non scorre sangue italiano nelle mie vene " diceva il grande scrittore (argentino) Jorge Luis Borges. Nulla di più vero: al di là del milione di italiani
che risiede in Argentina, dei 36 milioni e 300 mila abitanti, la metà ha origine italiana. Così come in Uruguay si parla e si tramanda l'italiano. Si calcola che il 40 per cento della popolazione
uruguayana sia di origine italiana, mentre la 'collettività italiana' censita come tale si aggira intorno alle 100 mila persone.
Simonetta Pitari
Fonte:
http://72.14.207.104/search?q=cache:j8_FPRJS-80J:www.grtv.it/2001/novembre2001/12novembre2001/libro.htm+%22bandiera+argentina%22+belgrano&hl=it&gl=it&ct=clnk&cd=15&lr=lang_it
Converseremo sul tema della musica - che secondo
Platone dà un'anima ai nostri cuori e ali al pensiero - durante la riunione del 1° marzo 2006. Che cosa ci procura di così importante la musica ? Ne potremmo fare a meno
o è proprio indispensabile ?
|
La volta scorsa
Mai forse come la colta scorsa una riunione del nostro club era stata così intensa nel dibattere un tema proposto. E' stata proprio una serata appassionante e colma di interventi.
Il nostro amico Vincent Devos ci aveva preparato addirittura una sorpresa : la partecipazione a distanza, mediante comunicazioni che Vincent ha letto, di simpatizzanti di Rovigo,
che salutiamo e ringraziamo, Maria Grazia Nalin e Virgilio Santato.

Ecco il resoconto di Vincent:
" I sogni che si realizzano hanno costituito il tema della riunione del 1° febbraio 2006. Che cosa rappresentano? Ne abbiamo proprio bisogno? Cosa succede quando diventano realtà ?
Il tema era molto interessante e molti sono i membri del club che hanno espresso il loro punto di vista durante la serata. " Un sogno è come la mano che non ha ancora toccato " dice qualcuno.
Per un altro membro, " i sogni sono la principale ragione per andare più avanti, non sono la fine, sono l'inizio ! ". " Sognare fa vivere ", esclama un socio.
Per Maria Grazia Nalin, psicologa ad Adria, Italia, " il sogno è un argomento interessante perchè fa parte della nostra vita psichica inconscia. In questo caso mi sembra che , però il sogno
abbia a vedere con i nostri desideri coscienti, quindi mi pare che si possa piuttosto parlare di realizzazione dei nostri desideri. " Ma lei aggiunge : " Quando alcuni desideri non si realizzano
cosa possiamo fare? "
Virgilio Santato, dirigente del Liceo Scientifico Paleocapa di Rovigo, anche lui, ha voluto contribuire alla nostra conversazione. Per lui, " I sogni (…) quelli onirici, indipendenti dalla nostra volontà,
che rispecchiano nostre esperienze e nostre emozioni e (…) quelli che sono i nostri progetti: obiettivi da raggiungere, stati d'animo da conquistare, utopie etc. Sono il senso della nostra vita e
descrivono il nostro progetto di vita. "
Per qualcuno " servono i sogni, i progetti a riempire il tempo "; per un altro " sono un modo di uscire della realtà. " La maggior parte dei membri si mette d'accordo per dire
che i sogni sono il motore della vità e danno un senso ai nostri atti. Nel corso della discussione abbiamo anche fatto allusione all'interpretazione dei sogni, alla prospettiva psicanalitica,
ma questo è un altro discorso ! "

Attività e appuntamenti già previsti
Gita a Reims sabato - domenica 29 e 30 aprile 2006
Il nostro club organizzerà una gita a Reims. Il programma, ancora in corso di elaborazione, dovrebbe essere il seguente in linea di massima:
Prima giornata
Partenza alle ore 7:45 e viaggio in macchina. Visita della cattedrale Notre-Dame e del Palazzo del Tau.
Seconda giornata
Visita della basilica Saint- Remi e delle caves (cantine).
Inoltre durante il soggiorno potremo vedere le vestigia romane (Porta di Marte e criptoportico).
Il prezzo indicativo della gita comporterebbe le seguenti spese: stima benzina per macchina ± 50 € + pedaggio autostradale ± 25 € ; albergo Etap ± 25 €
a persona (camera doppia ; per camera singola prevvedere supplemento di 20 €) ; aggiungere inoltre spese per la guida, biglietti d'ingresso monumenti e musei nonché ristorante.
Iscrizione per la gita : da effettuare entro il 20 marzo 2006 con versamento di un anticipo di 30,00 € sul conto del club 126-1002099-62.
Per i partecipanti non-membri si chiederà un supplemento di 15 €.
|