Oratore invitato : Abramo Seghetto

Padre missionario, scrittore
Autore di "Sopravvissuti per raccontare"

Mercoledì 5 giugno 1995



L'ultima riunione del ciclo precedente è stata messa in risalto dalla presenza del padre missionario Abramo SEGHETTO, venutoci a trovare appositamente da Namur.
Dopo essersi presentato egli ha esposto le circostanze che hanno portato alla realizzazione della sua inchiesta storico-sociologica sui minatori italiani venuti in Belgio nel dopoguerra, lavoro convertito in un libro intitolato "Sopravissuti per raccontare". Si è quindi soffermato su vari aspetti di questa storica presenza italiana in Belgio.
Il suo intervento ci ha fatto capire quante difficoltà (viaggio, ambiente, lingua, lontananza affettiva, ecc.) hanno dovuto superare questi uomini che "minatori" non erano ma che lo sono diventati lavorando sottoterra.
Il giudizio pessimistico di padre SEGHETTO secondo cui questi emigrati italiani in Belgio sarebbero stati, in definitiva, dei "perdenti" - considerando il loro sradicamento e la loro limitata ascesa sociale nel paese d'adozione - lascia però un pò perplessi.





        



        
Quando si parla della venuta in Belgio, nel secondo dopoguerra, di lavoratori italiani per le miniere, un aspetto spesso rimasto al secondo piano è quello riguardante l'arrivo delle mogli. A questo proposito ecco la testimonianza di una "storia di vita" raccolta dal P. Abramo Seghetto (che dovrebbe essere nostro invitato nel prossimo maggio).

"Dopo sette mesi e mezzo di lavori in Belgio sono ritornato in Italia per sposarmi. Ho saputo che si poteva far venire la moglie a condizione di trovare una casa, un alloggio. In quei momenti trovare una casa nella regione era difficile e costava cara. Mi sono indirizzato alla stessa società miniera che aveva un campo di baracche. Aveva servito come campo di concentramento per prigionieri di guerra, un campo detto "Le petit Hornu". Era vicino alla mina dove lavoravo. La società stessa l'aveva un pò arrangiato. Mi ha consegnata una baracca a due posti per marito e moglie, e non essendoci altro posto ho accettato quella baracca. Prima di partire a sposarmi ho tappezzato, ho messo un pò in ordine e alla fine era abbastanza decente. Quindi sono partito in Italia per sposarmi. Certo non ho spiegato tutto questo a mia moglie. L'avevo avvisata che potevo venire per il matrimonio, ma il problema era quello di poter trovare una casa.
Quando mia moglie e arrivata in Belgio è stata una catastrofe. Io ero partito per l'Italia; mi sono sposato il 20 ottobre 1948. Sono rimasto tre giorni con la moglie e poi sono ritornato subito in Belgio. A causa delle moltissime formalità, la moglie ha potuto venire soltanto dopo due mesi ed e arrivata in Belgio la veglia del divin Natale. Vi immaginate farla venire in Belgio, e farle passare il Natale in Baracca ?
Sono andato a prenderla a Mons. E' arrivata e ci siamo messi in strada per andare aIle baracche. C'e una distanza di circa otto o nove chilometri. Dopo cinque o sei km la moglie comincia a domandare: "E' qui ?". "No, le rispondo. Presto arriviamo". Usciamo da Hornu e passiamo davanti alla cantina dove io abitavo quando sono arrivato dall'Italia.
"Presto arriviamo", le dicevo. Dopo arriviamo in fondo, quasi all'uscita, a destra c'era ancora qualche casa, ma a sinistra piu niente. E dice: "E' là ?". Ho cominciato a dire: "E' di là", perché il campo era un pò ritirato. "Di là, vedrai bene che c'e qualcosa", dico. Arriviamo e giriamo dentro sul campo. Eben, quella è stata una cosa..., che ancora oggi... Dice "E' qui ?", e vede tutte baracche. E dico: "Sì, ma non sta fartene". E si mette a piangere. Ma dico: "Non sta fartene. Vedrai, sono baracche, ma vedrai che dentro c'e qualcosa. E poi non e definitivo, si cerca infine...".
In questa casa siamo rimasti press'a poco otto mesi."

(da "Sopravvissuti per raccontare", testimonianze di minatori italiani in Belgio, a cura di Abramo SEGHETTO, CSER, 1993)





Il libro

Abramo Seghetto, Sopravvissuti per raccontare. Testimonianze di minatori italiani in Belgio, 1994, 225 p.
ISBN 88-85438-09-1

Questa raccolta di storie di vita di lavoratori italiani nei bacini carboniferi del Belgio intende svelare gli aspetti meno conosciuti della vita degli emigrati dal momento del loro reclutamento all’impatto sempre drammatico con il lavoro in miniera. È tutto un susseguirsi di aspirazioni profonde e di reazioni forti, di dignitosi silenzi e di rabbia contro le ingiustizie, lo sfruttamento e l’abbandono. Ma anche nelle condizioni più tragiche a cui devono sottoporsi per mantenere la famiglia, i minatori intervistati non dimenticano il dovere della solidarietà e non hanno paura di sacrificare la salute e la vita per i loro familiari.
L’arcivescovo Antonio Cantisani, nella presentazione del volume, giustamente definisce questa ricerca un lavoro effettuato con immensa venerazione da parte di un missionario scalabriniano che ha vissuto a fianco dei minatori e che vuole che la storia vera della presenza italiana in Belgio non vada dimenticata.